lunedì 13 ottobre 2014

Divina Commedia, Secondo Canto, Purgatorio, Dante Alighieri (Chiavacci Leonardi)



Canto II Purgatorio, Introduzione della Chiavacci Leonardi

Il primo canto aveva narrato lo stupore dell’arrivo.
Il secondo canto vive come in una sospensione tra lo spirituale (l’angelo che traghetta le anime) e il terreno (l’incontro con l’amico Casella).
Il canto segna il distacco (con l’intervento di Catone) con i legami terreni, per lanciarsi verso l’ascesa della purificazione.

Tra l’Inferno e il monte del Purgatorio, c’è una spiaggia di consolazione
Arrivo della barca dei salvati
 dalla stanchezza, affidata alla musica e alla filosofia.
La bellezza di questa consolazione è però solo un passaggio, non il fine del nostro pellegrinare.

Il canto si apre con una lunga perifrasi astronomica per indicare il tempo in cui avviene l’azione:
·        nel Purgatorio il sole sta sorgendo
·        a Gerusalemme sta tramontando e dal Gange spunta la notte.
Perché dare così spazio a questo aspetto? Indica il carattere relativo del tempo e dall'altra richiama, con il riferimento a Gerusalemme, l’evento storico che ha diviso a metà i tempi e ha salvato l’uomo.

I due poeti sono spersi sulla spiaggia, incerti sul cammino.
Primo avvenimento, l’arrivo della nave con l’angelo e i salvati.
Angelo descritto con qualità uniche e inaccessibili, infatti è descritto con negazioni.
Inevitabile è il paragone con l’Ulisse infernale e il suo viaggio:  due navi con stesso tragitto, ma esito differente!

Anime presentate mentre cantano inno di liberazione degli Ebrei dall'Egitto: si richiama tema della libertà (libertà va cercando…).

Evento successivo è l’incontro con Casella, amico di Dante. Incontro è narrato con suprema delicatezza: grande legame affettivo.
Casella porta con sé quel mondo felice che era stato per Dante quello della poesia e degli studi. Catella canta un una canzone dantesca (Amor che ne la mente mi ragiona).
Filosofia vista come somma consolazione umana: è vista però nel suo limite, Dante la definisce picciol fallo.
Anche la cosa più bella terrena non può essere vista come fine dell’uomo: non ci si può fermare, indugiare.
Per questo Catone li richiama! Li sprona ad andare oltre se stessi, verso la vera meta.