Schema Terza satira, L. Ariosto
Annibale Malaguzzi, cugino di Ariosto, doveva avergli chiesto cosa ne pensava di essere passato al servizio di Alfonso d' Este.
Ariosto si mostra scontento, perché patisce ogni gioco che gli viene imposto.
Lo stare a corte di un signore è servitú e lui questo peso lo patisce.
Lui non brama onori ma al contrario, preferisce la semplicità di vita (esempio della cucina e della vita sedentaria).
Quando gli viene chiesto perché non abbia tentato di entrare nelle grazie per Papa Leone X, risponde con una favola moraleggiante. La morale è che tanti prima di lui dovrebbe attingere alle ricchezze e ai favori del papa. Lui si considera inutile.
Nella seconda favola, Ariosto esplicita la vanità delle pretese umane.
Ariosto immagina un popolo che voglia arrivare a toccare la luna. Ma questa tensione per il poeta non è che un vana bramosia.