L’Orlando
innamorato
Il Boiardo come si vede dal titolo
unisce i due grandi cicli cavallereschi: quello carolingio e quello bretone.
Del primo tiene il contesto e i protagonisti (Orlando e i paladini di Carlo
magno); del secondo accoglie l’elemento avventuroso e amoroso.
Il Boiardo fa uscire dal
convenzionalismo ripetitivo dei cantari le storie cavalleresche, trasformandole
in una forma di intrattenimento colto e raffinato, in una lingua aperta
all'influsso toscano, ma ancora legato al volgare padano.
Trama
Per catturare i paladini cristiani,
tra cui Orlando e suo cugino Rinaldo, Galafrone re del Cataio (Cina) ha mandato
i suoi due figli a Parigi: Angelica (bellissima ed esperta nelle arti magiche)
Argalìa (guerriero dalle armi fatate e dall'elmo a prova di lama); come se non
bastasse hanno un anello che li rende invisibili.
Argalìa lancia la sfida: chi lo
disarcionerà avrà sua sorella in premio, e chi sarà disarcionato diventerà suo
schiavo.
Argalìa, dopo una serie di duelli fortunati, viene ucciso dal saraceno
Ferraù, ma a contendere la bella sorella sopraggiunge Orlando.
Angelica ne approfitta per fuggire,
rendendosi invisibile, vanamente inseguita da Rinaldo.
Fuggendo, Angelica,
assetata, beve ad una fontana magica: è la fonte dell’amore.
La bella fanciulla si innamora di
Rinaldo.
Rinaldo beve anche lui, ma alla fonte del disamore: da innamorato che
era diventa nemico di Angelica e la sfugge. Angelica allora lo fa rapire da una
barca fatata, ma lui non ne vuole sapere e dopo vari avventure riesce a
sfuggirle.
Ritiratasi nel Cataio, nella
fortezza di Abraca, Angelica viene assediata da Agricane, re dei Tartari, e da
Sacripante, re dei Circassi, anch'essi innamorati di lei.
Ha la meglio Agricane, ma in difesa
di lei arriva Orlando, sempre innamorato e sfuggito a vari incantesimi.
Duella un giorno e una notte con
Agricane e l’uccide (libro I, canti XVIII XIX).
Innumerevoli sono gli scontri e le
storie attorno al castello di Abraca; alla fine giunge lo stesso Rinaldo, per
difendere Orlando contro l’amore futile per la nemica Angelica.
Mentre i paladini scorrazzano per
l’Oriente, la Francia è insidiata da sempre nuove invasioni.
Prima era stato Gradasso re di
Sericana, che era riuscito a far prigioniero lo stesso Carlo.
Poi Agramente re
d’Africa, che fa sbarcare Rodomonte in Provenza e fa scavalcare i Pirenei a
Marsilio.
Rinaldo torna in Occidente, seguito
da Angelica e Orlando.
Durante il viaggio bevono
nuovamente a delle fontane incantate: stavolta è Angelica a bere alla fonte
dell’odio e Rinaldo a quella dell’amore: Orlando e suo cugino sono di nuovo
rivali, cosa che indebolirà l’esercito cristiano.
Re Carlo allora si pone come
arbitro: Angelica sarà tenuta in custodia dal vecchio Namo di Baviera e varrà
assegnata a quello dei due campioni che avrà combattuto più valorosamente
contro gli infedeli.
È a Montalbano, presso i Pirenei,
che avverrà la battaglia decisiva: decisiva soprattutto perché è da questa
battaglia che Ariosto prenderà le mosse del suo poema.
E decisiva anche perché è in questa
battaglia che Ruggiero, cavaliere saraceno discendente da Ettore di Troia, incontra
la guerriera cristiana Bradamante, sorella di Rinaldo, e da nemici che erano si
ritrovano innamorati.
L’episodio è importante perché era
intento del Boiardo convalidare la leggenda che la casa d’Este discendesse
dalle nozze di Bradamante di Chiaramonte e Ruggiero di Risa.
Ispirazione e forma
del poema
L’ispirazione è l’ideale
cavalleresco, ma Boiardo risente del nuovo clima culturale dell’Umanesimo:
sfondo favoloso eroico fa da
cornice ad una aspirazione nobile:
onore, gloria,
adesione alla natura, libero
dispiegarsi della vita dei sensi, affermazione della propria individualità: non
c’è più senso sacro; esaltazione della propria capacità di costruire.