domenica 5 ottobre 2014

Boiardo, l'Orlando innamorato



L’Orlando innamorato
Il Boiardo come si vede dal titolo unisce i due grandi cicli cavallereschi: quello carolingio e quello bretone. Del primo tiene il contesto e i protagonisti (Orlando e i paladini di Carlo magno); del secondo accoglie l’elemento avventuroso e amoroso.

Il Boiardo fa uscire dal convenzionalismo ripetitivo dei cantari le storie cavalleresche, trasformandole in una forma di intrattenimento colto e raffinato, in una lingua aperta all'influsso toscano, ma ancora legato al volgare padano.

Trama
Per catturare i paladini cristiani, tra cui Orlando e suo cugino Rinaldo, Galafrone re del Cataio (Cina) ha mandato i suoi due figli a Parigi: Angelica (bellissima ed esperta nelle arti magiche) Argalìa (guerriero dalle armi fatate e dall'elmo a prova di lama); come se non bastasse hanno un anello che li rende invisibili.

Argalìa lancia la sfida: chi lo disarcionerà avrà sua sorella in premio, e chi sarà disarcionato diventerà suo schiavo. 
Argalìa, dopo una serie di duelli fortunati, viene ucciso dal saraceno Ferraù, ma a contendere la bella sorella sopraggiunge Orlando.
Angelica ne approfitta per fuggire, rendendosi invisibile, vanamente inseguita da Rinaldo
Fuggendo, Angelica, assetata, beve ad una fontana magica: è la fonte dell’amore.
La bella fanciulla si innamora di Rinaldo
Rinaldo beve anche lui, ma alla fonte del disamore: da innamorato che era diventa nemico di Angelica e la sfugge. Angelica allora lo fa rapire da una barca fatata, ma lui non ne vuole sapere e dopo vari avventure riesce a sfuggirle.

Ritiratasi nel Cataio, nella fortezza di Abraca, Angelica viene assediata da Agricane, re dei Tartari, e da Sacripante, re dei Circassi, anch'essi innamorati di lei.
Ha la meglio Agricane, ma in difesa di lei arriva Orlando, sempre innamorato e sfuggito a vari incantesimi.
Duella un giorno e una notte con Agricane e l’uccide (libro I, canti XVIII XIX).
Innumerevoli sono gli scontri e le storie attorno al castello di Abraca; alla fine giunge lo stesso Rinaldo, per difendere Orlando contro l’amore futile per la nemica Angelica.

Mentre i paladini scorrazzano per l’Oriente, la Francia è insidiata da sempre nuove invasioni.
Prima era stato Gradasso re di Sericana, che era riuscito a far prigioniero lo stesso Carlo. 
Poi Agramente re d’Africa, che fa sbarcare Rodomonte in Provenza e fa scavalcare i Pirenei a Marsilio.
Rinaldo torna in Occidente, seguito da Angelica e Orlando.
Durante il viaggio bevono nuovamente a delle fontane incantate: stavolta è Angelica a bere alla fonte dell’odio e Rinaldo a quella dell’amore: Orlando e suo cugino sono di nuovo rivali, cosa che indebolirà l’esercito cristiano.

Re Carlo allora si pone come arbitro: Angelica sarà tenuta in custodia dal vecchio Namo di Baviera e varrà assegnata a quello dei due campioni che avrà combattuto più valorosamente contro gli infedeli.
È a Montalbano, presso i Pirenei, che avverrà la battaglia decisiva: decisiva soprattutto perché è da questa battaglia che Ariosto prenderà le mosse del suo poema.

E decisiva anche perché è in questa battaglia che Ruggiero, cavaliere saraceno discendente da Ettore di Troia, incontra la guerriera cristiana Bradamante, sorella di Rinaldo, e da nemici che erano si ritrovano innamorati.
L’episodio è importante perché era intento del Boiardo convalidare la leggenda che la casa d’Este discendesse dalle nozze di Bradamante di Chiaramonte e Ruggiero di Risa.


Ispirazione e forma del poema

L’ispirazione è l’ideale cavalleresco, ma Boiardo risente del nuovo clima culturale dell’Umanesimo:
sfondo favoloso eroico fa da cornice ad una aspirazione nobile: 
onore, gloria,

adesione alla natura, libero dispiegarsi della vita dei sensi, affermazione della propria individualità: non c’è più senso sacro; esaltazione della propria capacità di costruire.