XV secolo: caratteri
1. universalità: centri non sono solo più
Firenze e Bologna, anche Padova e il sud Italia. Cultura
sembra assumere fisionomia “nazionale”.
2. È una cultura dei letterati, con il centro di gravità nelle corti. È un movimento
di superficie e non viene dal popolo e non cala tra il popolo.
Il contenuto sembra scendere in secondo piano: più importante è la forma.
Il contenuto sembra scendere in secondo piano: più importante è la forma.
Domina
il principio dell’imitazione: fiorisce il latinismo e il grecismo.
3. Anche
la produzione in volgare riflette questa tendenza formale: oramai era stato
raffinato dal Petrarca e dal Boccaccio.
La forza popolare del volgare
era stata elevata: viene rivestito dalla forma perfetta dei modelli
Trecenteschi.
Es.
Poliziano: forma ed elaborazione
perfetta
Es.
Lorenzo il Magnifico
4. In
questo secolo fiorisce la moda de romanzo francese, con le loro traduzioni e
imitazioni.
Della cavalleria piaceva l’immagine delle corti, dell’avventuriero a cavallo (questa è l’epoca delle compagnie di
ventura.
Questo tipo
di argomento dava ampio spazio alla possibilità di inventare, di fantasticare.
Uno degli autori principali è Boiardo, che riprende la vicenda della Chanson de Roland, e dei vari cicli cavallereschi, scrivendo un testo intensissimo, incompiuto, dal
titolo
l'Orlando innamorato.
l'Orlando innamorato.
Boiardo: uomo coltissimo, dotto in greco e latino, studiosissimo di
Dante e Petrarca e legato alla corte degli Este a Ferrara
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M. Boiardo (1441-1494) |
- Con lui si svuota il significato profondo dei poemi cavallereschi medievali
- Ora sotto forme epiche esplode l’immaginazione; il meraviglioso, il miracolo fantasioso diventa l’unica regola. Non c’è più la serietà antica, da cui era scaturita l’epica medievale.
- I motivi delle azioni non sono da cercare nella serietà di un mondo religioso, morale, eroico, come il mondo cristiano proponeva; ma nel libero gioco delle passioni e dei caratteri sotto gli influssi di maghe, incantesimi.
- Diventa un puro gioco di immaginazione.
Analogamente a Boiardo, a
Firenze il Pulci compone il Morgante, dove addirittura l’epica è raccontata
in chiave dissacratoria.
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L. Pulci (1432-1484) |