1469 Firenze - 1527 Firenze
Poco si sa sulla sua giovinezza.
1498: compare in una lettera in cui critica, con risolutezza e stile, le posizioni di Savonarola.
Nello stesso anno viene nominato segretario della seconda Cancelleria della Repubblica di Firenze: incarico non di primo piano, ma che lo mette in mostra per le sue capacità politiche.
Soderini, Gran Gonfaloniere della Repubblica di Firenze lo comincia a inviare fuori della Repubblica con incarichi sempre più importanti.
Si viene così trovare nei punti nevralgici della politica fiorentina, italiana ed europea:
1500 e 1504: alla corte di Luigi XII re di Francia, presso l’esercito fiorentino nell’assedio a Pisa.
1502: presso Cesare Borgia, detto il Valentino, figlio di Alessandro VI papa, che minacciava Firenze, spregiudicato e in ascesa nel centro Italia.
1506: presso il nuovo papa Giulio II.
1507: presso il nuovo imperatore Massimiliano.
1509: di nuovo con l’esercito fiorentino vittorioso a Pisa.
1510: di nuovo in Francia.
Macchiavelli sempre più spesso consigliava il governo fiorentino, in difficoltà nel quadro delle relazioni internazionali: propone una politica di dignità e di energia risoluta, di prudentia e armi.
Il suo sforzo fu vano, ma lo lanciò nello studio delle cose moderne che egli unì allo studio degli antichi: frutto di questa prima meditazione furono diversi trattati e relazioni.
Intanto la situazione si volgeva al peggio per la Repubblica fiorentina.
I francesi, suoi alleati, erano cacciati dall’Italia dalla Lega Santa.
1512: i Medici tornarono a Firenze appoggiati da un esercito spagnolo.
Machiavelli vide spezzata la sua carriera politica e fu esiliato presso Albergaccio.
Successivamente ad una congiura contro i Medici, fu arrestato e torturato, ma riuscì a provare la sua innocenza.
1512 - 1525: scrive le sue opere più famose.
Con esse fondava una nuova idea di politica, distinguendola nettamente dalla morale e dalla religione: essa partiva dallo studio dell’uomo e della realtà effettuale cercando di trarne le leggi universali che regolano la vita degli stati e la storia, vista come creazione puramente umano, senza alcun intervento provvidenzialistico.
Questo è reso possibile dal fatto che l’uomo è sempre uguale a se stesso, nonostante il variare dei tempi: dunque leggendo il passato o studiando il presente, si possono cogliere i caratteri universali della storia dell’umanità.
Tutto questa attività in Machiavelli era finalizzata a ritrovare una norma d’azione, che consentisse di comprendere il moto alterno degli eventi e di incidere sul suo corso.
1513: inizia composizione dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, nei quali la storia Romana diveniva il pretesto d’un profondo studio sulle leggi che guidano la vita degli Stati.
1513: interrompe i Discorsi per scrivere la sua opera più celebre, Il principe: un testo di politica militante, dove si davano le basi per la costituzione di uno stato unitario forte in Italia, simile alle grandi monarchie europee, che la liberasse dalle dominazioni straniere.
Dedicò l’opera ai Medici, nella speraza che si facessero promotori dell’iniziativa, ma il suo progetto risultò vano.
Continuò a scrivere nella solitudine.
1520: ebbe l’incarico di scrivere dal cardinale Giulio de Medici una Storia fiorentina che fu terminata nel 1525
1525: ottiene qualche incarico diplomatico dai Medici
in questi anni Machiavelli svolse un’attività più letteraria: 1518 la commedia de La Mandragola.
1527: ultimi anni della sua vita sono nuovamente investiti da vicende turbolente: minaccia di Carlo V si conclude con il sacco di Roma; i Medici vengono nuovamente allontanati fa Firenze.
Machiavelli cercò di farsi assumere dalla nuova Repubblica ma invano. Morì nello stesso anno.